Daniele Sebastiani è senza dubbio una figura centrale nella storia recente del Delfino. Presidente dal 2011, è stato protagonista nel bene e nel male di un percorso lungo e spesso tortuoso. I numeri dicono che ha salvato più volte il Pescara dal baratro finanziario, garantendo stabilità economica in un calcio dove i fallimenti sono all’ordine del giorno. Ma oggi, per molti tifosi, non è più abbastanza.

Negli ultimi anni, il club ha vissuto un lento declino tecnico. Dalla Serie A con Zeman e Insigne si è passati a stagioni incerte, culminate nell’attuale permanenza in Serie C. I risultati sportivi non soddisfano, il progetto tecnico appare confuso, e la piazza – storicamente calda e appassionata – si sente tradita.

Il malumore è cresciuto anche a causa di dichiarazioni presidenziali spesso percepite come distanti o poco empatiche. A nulla valgono i bilanci in ordine se in campo non arrivano le emozioni. E ora, anche gli ultimi aggiornamenti non aiutano: la stagione 2024/2025 rischia di essere un’altra occasione persa, con l’ennesimo cambio in panchina e un mercato privo di slanci.

Il futuro? Incerto. Sebastiani ha ribadito più volte di non voler lasciare, ma la pressione popolare cresce. Parte della tifoseria chiede un passo indietro, un cambio di visione, una società che metta il campo – e non solo i conti – al centro del progetto.

Il Pescara ha bisogno di una nuova narrazione: non più quella del presidente-salvatore, ma quella di un club ambizioso, capace di tornare protagonista. E per farlo, serve anche un cambio culturale alla guida. Perché il calcio, a Pescara come altrove, vive di sogni. E i sogni, oggi, sembrano essere finiti.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 aprile 2025 alle 15:00
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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