Emettere sentenze dopo neppure un terzo del campionato è esercizio retorico, tanto più che il Pescara ha disputato solo dieci partite, una in meno delle altre pretendenti alla promozione. Però questo breve scorcio di stagione qualche indicazione attendibile la sta già fornendo, tra queste la certezza che la formazione di Silvio Baldini non è lassù per caso e non è un fuoco di paglia. Numeri a parte (imbattuta, en plein in trasferta, difesa tra le migliori del girone, +4 sulle inseguitrici con una partita casalinga da recuperare), la squadra è addirittura in crescita ed ora le vittorie va a prendersele con autorevolezza ed autorità, senza mai accontentarsi. Se all’inizio c’era stata qualche vittoria “sporca”, parole dello stesso tecnico, cioè frutto della capitalizzazione di poche conclusioni a rete e di una compattezza della retroguardia, da qualche settimana oramai il trend è cambiato e la partita la fa sempre il Pescara, su ogni campo, giocando quasi sempre palla davanti, in luogo degli stucchevoli passaggi corti in linea o addirittura all’indietro che erano stati il marchio di fabbrica delle ultime stagioni, guida Zeman compresa. Ora la squadra ha coraggio ed osa; certo, vincendo hai la mente sgombra e ti permetti licenze complicate quando invece hai l’acqua alla gola, ma il credo di Baldini è sempre stato quello di “sognare” e di non avere soggezione dell’avversario, di spingere e pressare, piuttosto che addormentare il gioco. La squadra lo fa, pur senza disporre di un vero bomber, ma con tanti solisti capaci di farsi trovare nella posizione utile per offendere. Altra indicazione confortante è aver recuperato giocatori ai margini, snobbati perfino dai tifosi più tolleranti, ad esempio Vergani, Brosco, Squizzato e, per ultimo, Tonin, vero mattatore nel blitz di Lucca. Insomma, nonostante una rosa non all’altezza delle favorite della vigilia la squadra oramai ha una identità e la impone alle avversarie, sopperendo anche alla grave assenza di Lonardi, out tutto il campionato per un grave infortunio. Poi ci sono gli episodi, che normalmente girano per il verso giusto e si allineano come una congiunzione astrale quando è il tuo momento, quando si presume che possa essere l’anno giusto, come sognano i tifosi biancazzurri. Avversari che non riaprono le partite quando potrebbero, mancando gol facili, mentre tu la piazzi dentro anche quando non fai tutto per bene. Un esempio? Il gol carambola di Merola al primo minuto di Lucca, così come i due rigori (netti) tirati non proprio in modo esemplare da Tonin e dallo stesso Merola. Entrambi centrali e fiacchi, sarebbero stati bloccati con facilità da un portiere che non si fosse sdraiato mezz’ora prima da una parte e invece si sono insaccati, chiudendo la pratica già dopo mezz’ora. A Ferrara il Pescara aveva dominato nella ripresa, ma il gol era poi arrivato nel finale sul primo ed unico corner, in cui il portiere era uscito a prendersi un tè. Fortuna audacia iuvat, dicevano i saggi avi, è così ed anche questo può essere un indizio che forse quel visionario di Baldini aveva ragione: per la serie B diretta c’è anche il Pescara.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 28 ottobre 2024 alle 10:11 / Fonte: di Andrea Genito
Autore: Andrea Genito
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